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"Passato e presente" su Rai 3 parla di donne, sport...e Uisp

Nella trasmissione presentata da Paolo Mieli è stato messo in luce il ruolo dell'Uisp per i diritti delle donne nello sport

 

La libertà è avvertita come un pericolo: la lunga marcia delle donne nello sport è un percorso ad ostacoli, ha dovuto lottare contro pregiudizi e falsa morale. Persino andare in bicicletta era considerato indecente o addirittura nocivo per la maternità. Ma proprio dalla bicicletta inizierà il riscatto delle donne.

Si è parlato di questo nella puntata di venerdì 6 ottobre di “Passato e presente”, e si è parlato anche di Uisp. Nella trasmissione di storia in onda su Rai 3 e curata da Paolo Mieli, si è parlato di donne e sport, con particolare cura per la ricostruzione storica e la ricerca video, grazie al ricorso agli archivi Luce.

GUARDA LA PUNTATA DI "PASSATO E PRESENTE" DEDICATA A DONNE SPORT

Nel corso della trasmissione è stato citato il ruolo positivo svolto dall’Uisp sin dagli anni 50 per i diritti delle donne. La storica Patrizia Gabrielli ha detto che “in anni recenti è continuato l’impegno forte dell’Uisp con la Carta dei diritti delle donne nello sport”.

La tesi dell’intera trasmissione è questa: l’emancipazione femminile è passata dalle conquiste politiche a quelle sociali ed economiche, ma è anche grazie alla scoperta e alla pratica dello sport che ha raggiunto traguardi importanti. Il mondo sportivo per molte donne è diventato nel corso del tempo un vero e proprio spazio di libertà.

Particolarmente dettagliata è stata la ricostruzione storica: nel periodo che va dalla seconda metà dell’Ottocento al fascismo, lo sport diventa un mezzo diretto e indiretto d’emancipazione. Durante il ventennio poi, i vari circoli come l’Opera nazionale balilla, il Dopolavoro, i gruppi universitari fascisti agevolano la donna sportiva, ma prevale un approccio propagandistico, mentre sul piano culturale il regime continua ad ammonire le donne a essere innanzitutto buone mogli e buone madri.

Nel corso della Resistenza un ruolo importante lo svolgono le donne in bicicletta, le staffette partigiane. L’Italia del dopoguerra cerca di cambiare passo e di riconoscere allo sport femminile un pieno e libero sviluppo, anche se le conquiste rimangono parziali e discontinue, fino agli anni ‘60 e soprattutto ’70 del Novecento. Sono questi gli anni di grandi, duraturi e definitivi cambiamenti nello sport femminile, che vedono l’affermazione di donne capaci di vincere anche in ambito internazionale e di strappare ai campioni maschi un crescente spazio di visibilità in televisione e sui giornali.